Il 31 maggio l’atleta e Presidente dell’Associazione sportiva Sport Dream and Power Linda Politi, a Crotone, ha vinto la sua terza Coppa Italia consecutiva nella categoria -78 kg.
Nei tre incontri disputati ha sconfitto le atlete Della Corte, Zuliani e, in finale , Meucci.
Linda, prima di tutto complimenti! Quanto è stato impegnativo vincere questa terza Coppa Italia?
Grazie! Ogni gara ha la sua storia. Le atlete italiane con cui mi confronto di anno in anno sono quasi sempre le stesse ma comunque devo essere cauta per riuscire a vincere. Continuare a confermarsi sul gradino più alto del podio non è facile, perché le avversarie sono tutte di alto livello.
I tre incontri disputati. Il più difficile è stato quello di finale?
Si. L’atleta Meucci è un avversaria ostica. La voglia di vincere e l’adrenalina della finale mi hanno permesso di batterla.
Hai disputato la Coppa Italia reduce da un infortunio vero?
Si è vero. All’European Cup di Uster Zurigo durante la semifinale ho subito una distorsione al ginocchio e ho dovuto abbandonare l’incontro. Mi sono operata al menisco il 7 di aprile e nella prima gara dopo l’infortunio ero in tensione per la paura di non essere al cento per cento. Le sensazioni positive però e la fiducia del mio allenatore mi hanno permesso di ottenere questo risultato.
Hai avuto paura di non riuscire a partecipare?
Si certo. Fino alla settimana precedente alla Coppa Italia non sapevo se avrei partecipato, poi l’amore che nutro per questo sport e la mia competitività mi hanno fatto superare la paura di ricominciare.
Quale delle tre Coppe Italia vinte ti ha reso più felice?
Se devo essere sincera è stata quella del 2013 perché l’anno precedente ho raggiuinto il 2° posto e comunque sportivamente parlando il 2012 è stato un anno un po’ buio. La vittoria della Coppa Italia ha avuto il valore di un riscatto per me.
Sei stata convocata in nazionale. Emozionata?
L’esperienza con la squadra nazionale è sempre positiva ed emozionante. Dal 2008, quando ho vinto il mio primo campionato italiano cadetti, sono nel giro della nazionale e spesso sono convocata anche solo per allenamenti. Quest’ultima convocazione è stata molto interessante perché supportati da un maestro giapponese molto in gamba.
La tua associazione si trova ad Ardea, provincia sud di Roma. Come e quanto è visto il Judo nei piccoli paesi?
Il judo è per me e per chi come me ama lo sport in generale una risorsa da sfruttare per portare avanti anche programmi di impegno sociale. Le realtà di periferia, sono molto particolari: Ardea non la classifico come un paesino in provincia di Roma, ma una vera periferia della Capitale, in quanto ne rispetta tutti i canoni, dalla delinquenza allo spaccio, alla mancanza di alternative per i giovani.
Siete riusciti ad avere qualche risultato?
L’esperienza avuta quest’anno con la scuola elementare del comprensorio di Ardea 3 è stata la conferma che attraverso lo sport si possono oltrepassare le barriere che ogni giorno ci impediscono di vivere in armonia.
Avere sul “tatami” bambini di diverse nazionalità, di diversa estrazione sociale e sopratutto anche bambini con problematiche particolari per me è stata una vittoria.
Questo piccolo grande progetto ha raccolto quest’anno 40 bambini ma l’anno prossimo potrebbero essere molti di più se anche l’Amministrazione Comunale facesse la sua parte per rendere meno difficile, se non impossibile, fare sport nelle scuole.
In che modo?
Creando strutture dove tutti possano partecipare alle attività senza escludere nessuno. Purtroppo ho visto mamme che non si sono potute permettere palestre o centri sportivi per i figli rassegnarsi e dire “fa lo stesso”.
Non è così, l’educazione allo sport è di primaria importanza. Ecco perché l’ora settimanale di Judo fatta durante l’orario scolastico l’abbiamo voluta lasciare gratuita.
Non serve a nulla intraprendere progetti come “Frutta nelle scuole” se non si associano a sport e movimento.
Un bambino educato ad uno stile di vita sano, sarà un adulto sano.